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09 Ott 2024

Priorità adattamento climatico per il turismo italiano

Secondo i risultati delle ricerche ENIT “Nubifragi e inondazioni, siccità e scarsità d’acqua, danni a infrastrutture e territorio” sono i tre rischi gravi (e costi in più) per il turismo italiano. Per gli operatori è pertanto urgente “cambiare agenda” e “promuovere soluzioni di accoglienza climatica”.

Sono state presentate oggi 9 ottobre da ENIT, in Italy Arena a TTG 2024, dati e metriche sulle opinioni e le indicazioni di un campione statistico rappresentativo di oltre 9mila operatori italiani e TO internazionali, che promuovono Italia, insieme con le predizioni del Tourism Climatic Index su 4 destinazioni-simbolo dell’offerta nazionale, da Bari Area Metropolitana alle Dolomiti Bellunesi (con Cortina d’Ampezzo), da Firenze Area Metropolitana fino alla stessa Rimini, città-ospite del TTG.
E’ il frutto concreto del progetto di ricerca Turismo Climate-sensitive di ENIT, annunciato proprio qui in TTG un anno fa, e realizzato con il contributo di due realtà leader della ricerca applicata: Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura di Torino e Studio Giaccardi & Associati – Consulenti di Direzione e Data Analyst di Ravenna.
Ricordiamo che “Adattamento climatico significa anticipare gli effetti avversi dei cambiamenti climatici e adottare misure adeguate per prevenire o ridurre al minimo i danni che possono causare oppure sfruttare le opportunità che possono presentarsi” come prescritto dalla EEA (European Environment Agency).
L’evento di oggi ha visto i saluti istituzionali di Alessandra Priante, Presidente ENIT Spa; l’introduzione tecnica di Giuseppe Giaccardi, consulente di strategia e coordinatore del Comitato Scientifico; la presentazione dei risultati dell’indagine di campo e del Tourism Climatic Index curati rispettivamente da Marco Antonioli, sociologo e capo analista dello Studio Giaccardi & Associati, e da Rodolfo Baggio, ricercatore e docente Università Bocconi. A seguire, c’è stato il confronto tra personalità qualificate quali Valentina Colleselli, General manager Fondazione DMO Dolomiti Bellunesi, Pier Ezhaya, Presidente ASTOI Confindustria Viaggi, Elena Di Raco, Responsabile Centro Studi ENIT Spa e Paola Borrione, Presidente Fondazione Santagata.

Risultati dell’indagine di campo “Climate change: nuove scelte di turisti e operatori del turismo”

scarica qui il rapporto completo

scarica qui le slide di Marco Antonioli all’evento ENIT

4,34 punti su 5 è il valore dell’impatto-vacanza del cambiamento climatico sui turisti clienti finali, percepito dagli operatori business (57% degli intervistati).
4,14 punti su 5 è il valore del medesimo impatto sulle proprie attività turistiche dichiarato dall’insieme dei 339 operatori intervistati, selezionati in modalità statistica e rappresentativa da una popolazione di ricerca di oltre 9mila decisori turistici.
Gli operatori che da maggio a luglio 2024 hanno partecipato alle interviste sono al 62% responsabili di organizzazioni private (imprese del ricettivo e dei servizi, agenzie di viaggio, società nautiche e marine, associazioni economiche, etc., oltre ai già citati TO internazionali che promuovono Italia) e al 38% responsabili di organizzazioni pubbliche (regioni, comuni turistici, camere di commercio, musei e festival, parchi naturali, agenzie di promozione e DMO, etc.).
Geograficamente, il 21% degli intervistati sono stakeholder stranieri mentre il 42% e il 20% sono rispettivamente del nord e del sud Italia, isole comprese, con un 16% del centro Italia. Tutti ricoprono ruoli di responsabilità con il 55% in età adulta (51-65 anni) e il 35% in età più giovane (18-50 anni).

Entrando più nel merito di opinioni e proposte, gli operatori intervistati riconoscono e definiscono questi rank o graduatorie:

  • rischi climatici gravi 1) Nubifragi e inondazioni, 2) Siccità e scarsità d’acqua, 3) Danni a infrastrutture e territorio
  • condizioni climatiche-limite 1) Temperatura superiore ai 40°, 2) Piovosità eccezionale, 3) Assenza di neve
  • vacanze più penalizzate 1) Turismo nautico, 2) Turismo sportivo, 3) Crociere
  • vacanze più richieste 1) Eno-gastronomia, 2) Turismo all’aria aperta, 3) Wellness
  • provvedimenti di adattamento climatico più necessari 1) Mettere il cambiamento climatico al centro dell’agenda dei territori, 2) Promuovere soluzioni di accoglienza climatica, 3) Coinvolgere gli operatori turistici per i provvedimenti.

“Per i TO internazionali che promuovono Italia – ha spiegato Marco Antonioli del Comitato Scientifico del progetto ENIT, sociologo e capo analista dello Studio Giaccardi & Associati – il provvedimento “Promuovere soluzioni di accoglienza climatica” sale al primo posto, senz’altro per la stretta relazione con i clienti stranieri che, è bene ricordare, fruttano ai territori italiani oltre 51,7 miliardi di spesa internazionale (fonte Banca d’Italia, 2024). Viceversa – continua Marco Antonioli – a tutti gli operatori italiani, pubblici e privati (79% degli intervistati), sta a cuore “Mettere il cambiamento climatico al centro dell’agenda dei territori” rivelando così un interesse urgente con forte attaccamento alla sostenibilità dei luoghi.”
Per tutti gli intervistati il valore del partecipare alle decisioni sui “i provvedimenti più necessari” è di ben 4,00 punti su 5. Anche nell’emergenza climatica, l’economia del turismo si conferma a forte vocazione partecipativa qualunque siano “latitudine temporale” e “stagione istituzionale”.
Va ricordato infine che queste opinioni e metriche assolutamente inedite hanno una confidenza statistica molto alta del 95%, cioè valori plausibili per l’insieme della popolazione di ricerca di oltre 9mila decisori turistici con un margine di errore minimo del +/-3%.

Risultati del “Tourism Climatic Index” applicato alle destinazioni turistiche Bari Area Metropolitana, Dolomiti Bellunesi-Cortina, Firenze Area Metropolitana e Rimini

scarica qui la relazione completa

scarica qui le slide di Rodolfo Baggio all’evento ENIT

Il Tourism Climatic Index (TCI) è un modello per orientare e guidare l’adattamento climatico delle destinazioni che misura le previsioni di impatto del cambiamento climatico dal punto di vista delle possibili attività del turista, per esempio in città, in spiaggia, in outdoor leggero o pesante e in attività invernali.
Sviluppato teoricamente e verificato empiricamente attraverso interviste ai turisti, il TCI è dato in funzione di tre parametri principali: condizioni termiche (T), fattori estetici (A) e fisici (P).
“L’idea di fondo – ha spiegato il professor Baggio del Comitato Scientifico del progetto ENIT, ricercatore docente all’Università Bocconi di Milano – è la percezione delle condizioni climatiche da parte del turista, cioè quanto certe condizioni sono considerate favorevoli o meno per un visitatore di una certa area. Infatti, la scelta della destinazione da parte di un turista si baserà sempre di più su ciò che ci si aspetta dalla destinazione scelta e, fra le influenze indirette nella scelta della destinazione, il cambiamento climatico sta diventando un fattore cruciale”.
Le 4 destinazioni scelte – Bari Area Metropolitana, Dolomiti Bellunesi-Cortina, Firenze Area Metropolitana e Rimini – sono brand caratterizzanti dell’offerta Italia, da nord a sud, hanno appeal forti, diversi e riconosciuti a livello internazionale con un mix di offerta complesso radicato a livello sociale. Per queste ragioni pensiamo possano costituire un test significativo e potenzialmente emulabile.

I loro dati confermano questa lettura infatti:
Bari Aera Metropolitana (Puglia) conta 1.221.291 residenti e sviluppa 1,4 mln. di arrivi, 46% internazionali e 54% nazionali, con 3,2 mln. di presenze, 50% internazionali e 50% nazionali. In questa destinazione la spesa turistica internazionale è di € 660 mln.
Dolomiti Bellunesi-Cortina (Veneto) conta 202.950 residenti e sviluppa 1 mln. di arrivi, 48% internazionali e 52% nazionali, con 3,8 mln. di presenze, 41% internazionali e 59% nazionali. In questa destinazione la spesa turistica internazionale è di € 480 mln.
Firenze Area Metropolitana (Toscana) conta 984.386 residenti e sviluppa 5,3 mln. di arrivi, 72% internazionali e 28% nazionali, con 12,7 mln. di presenze, 77% internazionali e 23% nazionali. In questa destinazione la spesa turistica internazionale è di € 3 mld.
Rimini e provincia (Emilia-Romagna) conta 340.423 residenti e sviluppa 3,6 mln. di arrivi, 22% internazionali e 78% nazionali, con 14,7 mln. di presenze, 26% internazionali e 74% nazionali. In questa destinazione la spesa turistica internazionale è di € 440 mln.
Applicando, il TCI nelle 4 destinazioni-simbolo, per esempio per il 2025, si scopre questa situazione

Grazie a queste informazioni prodotte dal TCI, la governance di destinazione insieme con le imprese turistiche potranno, per la prima volta, calibrare scelte strategiche organizzative, di promozione e di servizio, in modalità orientate attività per attività e mese per mese tutelando gli interessi del turista che, come sappiamo, è sempre più climate-sensitive, soprattutto quello internazionale.
L’evoluzione di scenari e informazioni TCI è inoltre disponibile/possibile fino al 2030, al 2040 e al 2050.
I dati utilizzati per la costruzione degli scenari si riferiscono a modelli espressi in termini di concentrazioni di gas serra RCP8.5 (RCP: Representative Concentration Pathways) che prevede una crescita delle emissioni ai ritmi attuali, e rappresenta quindi le condizioni peggiori possibili.

“Pertanto – chiosa il prof. Baggio – i risultati indicano chiaramente una tendenza generale verso un cambiamento nella distribuzione dei periodi più favorevoli per il turismo estivo con uno spostamento verso i cosiddetti mesi “di spalla” (maggio, giugno, settembre e ottobre). Questo cambiamento è particolarmente evidente a causa del surriscaldamento estivo nei mesi di luglio e agosto, sempre meno attraenti per i turisti. Le temperature in questi mesi spesso superano i livelli di comfort, rendendo l’esperienza turistica meno piacevole, specialmente nelle destinazioni mediterranee e in altre regioni a clima temperato.
Per quanto riguarda le condizioni climatiche invernali in zone di montagna (per esempio Belluno), bisogna considerare la rilevanza delle attività legate agli sport invernali (sci e simili). Per questi il fattore principale è la copertura nevosa che va rapidamente diminuendo fino a livelli assolutamente insoddisfacenti. A questo bisogna anche aggiungere la possibile diminuzione (non esaminata direttamente qui) delle risorse idriche che pone seri limiti alle possibilità di innevamenti artificiali.”

Maddalena Penna