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24 Lug 2024

Mettere a valore il cambiamento climatico

Una proposta per le destinazioni italiane a partire dal seminario tecnico ENIT e dal convegno della DMO Around Rome.

La vicenda “cambiamento climatico e turismo” non è nel mood della maggioranza dei decisori del turismo italiano. Dati e informazioni non mancano, moltissimi sono interessati e anche preoccupati, ma non risultano scelte e provvedimenti concreti di “adattamento climatico” che, come ormai noto, potrebbero proteggere le persone (ospiti e residenti) e generare nuove opportunità per le attività umane (per esempio, destagionalizzazione e best management).

In Europa e nel mondo su quella vicenda si stanno muovendo in tanti: OTA, grandi gruppi alberghieri internazionali e piccoli hotel, destinazioni nazionali e locali, intere regioni europee.

In Italia pressoché nulla, se si escludono il progetto Turismo Climate-sensitive di ENIT e i soliti Trentino e Südtirol, destinazioni probabilmente più consapevoli dell’importanza sociale dell’economia turistica e delle sue fragilità.

Per questo insieme di ragioni proponiamo di “mettere a valore il cambiamento climatico”. Peraltro ci troviamo di fronte all’ennesimo warning: lunedì 22 luglio 2024, il giorno più caldo di sempre, secondo le osservazioni ufficiali di Copernicus Climate Change Service disponibili per chiunque qui https://climate.copernicus.eu/new-record-daily-global-average-temperature-reached-july-2024.

Tre fatti non casualmente connessi

Il primo fatto. A Roma il 3 luglio scorso insieme con Fondazione Santagata di Torino, abbiamo partecipato e contribuito al seminario tecnico di ENIT “Turismo: priorità adattamento climatico” rivolto ai decisori pubblici e privati del turismo italiano, nell’ambito del citato progetto di ricerca Turismo Climate-sensitive.

Se vuoi conoscere chi è intervenuto e quanto raccontato nel seminario, ENIT ha pubblicato un ottimo lavoro sul suo sito dove sono disponibili la rassegna video dei relatori e tutti i documenti presentati, clicca qui https://www.enit.it/it/turismo-priorita-adattamento-climatico.
Se invece volessi tornare ad approfondire il citato progetto di ricerca Turismo Climate-sensitive puoi leggere qui https://www.giaccardiassociati.it/2023/10/19/turismo-climate-sensitive/ e poi qui https://www.giaccardiassociati.it/2024/02/08/il-rischio-clima-nel-modello-di-business-del-turismo-ecco-come/.

Durante il seminario abbiamo anche annunaciato la pubblicazione del primo e-Book “Il turismo diventa Climate-sensitive”, scaricabile gratuitamente qui http://qrto.ai/u-qxa0Wa.
Vi daremo più dettagli a breve, restate connessi!

Il secondo fatto. Due settimane dopo il seminario ENIT, il 17 luglio a Lanuvio, Comune dello splendido parco dei Castelli Romani, siamo stati invitati per uno speech al convegno “Turismo lento e territori di qualità: l’esperienza della DMO Around Rome”. In una dimora storica e in un caldo davvero notevole, abbiamo visto però un’ottima partecipazione di operatori turistici e culturali, di amministratori pubblici e giovani, decisamente attratti e incuriositi dal senso di scoperta dell’acronimo DMO vissuto forse ancora con qualche incertezza.
Per saperne di più puoi leggere qui https://www.cronachecittadine.it/parco-regionale-dei-castelli-romani-a-lanuvio-il-convegno-della-dmo-around-rome-turismo-lento-e-territori-di-qualita/.

Il terzo fatto. I media d’informazione specializzata, ma anche quelli generalisti, ci hanno informato nel frattempo che 10 regioni italiane sono in allarme siccità con impatto grave su persone e attività umane, in primo luogo agricoltura e turismo. 10 regioni – la metà del totale – che sono anche destinazioni turistiche importanti e affascinanti, tra cui Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Abruzzo, Lazio, Sardegna, Umbria, Toscana. Non siamo allarmisti, ma siamo onestamente preoccupati come cittadini e come professionisti.
Puoi approfondire e magari scriverci una tua opinione nei commenti a questo articolo, leggi qui https://quifinanza.it/green/video/crisi-idrica-turismo-estivo-siccita/835089/#Emergenza_idrica_nel_Sud_Italia_la_Sicilia_in_crisi.

Il nostro Studio pensa e sostiene che questi tre fatti siano connessi e solo “apparentemente” scollegati, per due buone ragioni:

  • la vicenda “cambiamento climatico e turismo” è per sua natura globale, investe tutti e riguarda il momento più atteso ogni anno nella vita di ciascuno di noi,
  • scelte e provvedimenti di adattamento climatico vanno decisi il prima possibile, un generico domani sarà sempre troppo tardi.

Infatti, più rinviamo strategie adeguate e azioni concrete, più sarà complicato e costoso contenere rischi e minacce. Non riusciremo, cioè, a generare scenari previdenti e sostenibili rispetto al business e ai primari interessi economici e sociali.

I responsabili di imprese e destinazioni turistiche sanno molto bene che l’aumento di costi e rischi è una derivata certa di rinvii e decisioni placebo.
Questa vicenda non è/non può essere come il caso Bolkestein.

Come mettere a valore il cambiamento climatico

Adattamento climatico – che, lo ribadiamo, si sostanzia nel proteggere persone e attività e generare nuove opportunità – si realizza nel “mettere a valore il cambiamento climatico”.
Cioè, nell’integrare tecnicamente rischio climatico e policy di adattamento nel modello di business di imprese e destinazioni, allo stesso modo con cui viene trattata ogni altra variabile competitiva e di marketing.
Più rimuovi, fai finta di niente, ritardi nel decidere e più fai male a tuoi interessi, ai tuoi ospiti, ai tuoi lavoratori e quindi alle imprese e alle destinazioni dell’intero paese.

Booking, Expedia, Marriotti, Austria, Norvegia, Irlanda, Scozia, Spagna, Navarra, Valencia, Trentino o Courmayeur, etc., non sono matti. Sono invece previdenti, coraggiosi e più profittevoli anche grazie alle loro policy climate-sensitive. I mercati e la domanda turistica li stanno premiando con evidenza dei dati.

Grazie a tutto ciò, abbiamo provato a mettere a punto due schemi elementari tra loro integrati per dire come “mettere a valore il cambiamento climatico” nelle imprese e nelle destinazioni turistiche.
Li abbiamo presentati in anteprima proprio nel convegno “Turismo lento e territori di qualità: l’esperienza della DMO Around Rome” a Lanuvio, nel parco dei Castelli Romani.

Il primo schema qui sopra focalizza la correlazione tra essere DMO e i goal di ADATTAMENTO CLIMATICO che identifichiamo in:

  • ingaggiare la nuova domanda dei Climate-sensitive Travellers, stimata in oltre il 51% nel Travel Predictions 2024 di Booking.com
  • mappare e conoscere i rischi locali di climate change per mettersi nelle condizioni di proteggere persone e attività, coinvolgendo i diretti interessati e aggiornando analisi e dati della stessa Protezione Civile territoriale
  • sviluppare nuovi prodotti e servivi come migliore orientamento al cliente e come strategia di marketing utile a produrre più valore per la domanda e nuovo reddito per l’organizzazione dell’offerta
  • generare nuove opportunità di business sostenibile all seasons spostando almeno in parte l’asse degli investimenti dalla “promozione sul cliente” alla “innovazione dell’offerta per il cliente” e tendendo a migliorare così le stesse condizioni di chi lavora nel turismo.

Il secondo schema qui sotto declina le possibili scelte e operazioni di un ipotetico climate change business model per le DMO:

  • essere un soggetto giuridico compartecipato e dotato di autonomia organizzativa e finanziaria, potendo attingere a una quota concertata e programmata dell’Imposta di Soggiorno prodotta dall’attività ricettiva e riscossa dai Comuni che partecipano la DMO
  • essere strutturalmente data open, raccogliendo e rendendo accessibili e operabili l’insieme dei dati turistici ed economici sociali che coinvolgono missione, localizzazione e attività della destinazione e delle imprese attive
  • realizzare e gestire le quattro operazioni classiche da DMO (cfr. schema precedente) suggerite dalla stessa UNWTO
  • progettare, organizzare e promuovere tutto ciò che, in termini di offerta, servizi e brand, istruisce e asseconda processi innovativi di destagionalizzazione e di best management generando così nuovo valore per il cliente finale
  • progettare e investire di più in formazione per tutti gli operatori
  • creare policy e azioni dichiaratamente under 35-based per rendere duraturo sviluppo sostenibile e nuova generazione di valore
  • tendere ad essere un modello emulabile, essere copiati perché virtuosi.

Che ne pensate? Siamo a vs disposizione ai ns contatti.

Beppe Giaccardi